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Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, F.N. 13861 (1244)

Roma, Istituto Nazionale per la Grafica - Zope-Id: 1074250147.92

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Ort Roma
Institution Istituto Nazionale per la Grafica
Teilbestand
Signaturen F.N. 13861 (1244)
Gegenstand Ferdinando Fuga, Progetti per la facciata di S. Maria Maggiore, 1740/41, Prospetto della facciata
Künstler Fuga, Ferdinando (disegnatore)
Fuga, Ferdinando (progettista)
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, F.N. 13861 (1244) recto Recto Zeichnung Prospetto
Skala Scala
Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, F.N. 13861 (1244) verso Verso
Stempel
Wasserzeichen Monogramma
Papierqualitaet
Papierfarbe avorio
Größe 601 x 881 mm (Minimum: 601 x 881 mm)
Zustand
Montierung
Datierung 1740/41
Bauwerk
Bauwerk-Links
Schriftquellen
Zeichnungen - F. Fuga, S. Maria Maggiore (BiASA, Collezione Lanciani, Roma XI.46.I.5)
- F. Fuga, S. Maria Maggiore (BiASA, Collezione Lanciani, Roma XI.46.I.4)
- Ferdinando Fuga, Progetto per la facciata di S. Giovanni in Laterano, 1722 (F.N. 13865 [1195])
Stiche
Fotos
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Literatur
Kommentar Commento riguardo ai progetti per la facciata di S. Maria Maggiore, 1740/41:
Già nell'agosto del 1735 Fuga aveva dovuto puntellare il portico di S. Maria Maggiore, che minacciava di crollare, ed aveva elaborato (Kieven 1988, tav. 50 bis) una proposta di nuova costruzione (Valesio, V, 805; Arch. S. Maria Magg., Atti capit., 11, 248; 251-53). Essa non venne realizzata, perché lo Stato della Chiesa cominciava a soffrire gli effetti della guerra di successione polacca, e i molti edifici iniziati già sotto Clemente XII avevano esaurito i mezzi finanziari del Papato. Dopo l'elezione di Papa Benedetto XIV, i canonici di S. Maria Maggiore gli rivolsero nel 1740 una supplica, per richiamarne l'attenzione sulle cattive condizioni del portico e sulle lesioni all'interno della basilica (Martinelli, 60). Il Papa dispose senza indugio i lavori di restauro, sotto la direzione di Fuga, architetto del capitolo. Si cominciò in primo luogo con la costruzione di una nuova facciata. Nel dicembre il Papa approvò il disegno (Arch. S. Maria Magg., Atti capit., 11, 334), nel gennaio 1741 il vecchio portico venne demolito, e già nel marzo dello stesso anno si poté posare la prima pietra della facciata nuova, che fu terminata nel 1743. Fino all'anno giubilare 1750 Fuga restaurò l'interno e innalzò un nuovo altare maggiore (Matthiae, 36-38; tutti documenti si trovano nell'Archivio Segreto Vaticano, Fondo Sacri Palazzi Apostolici, computisteria, 1000-1001 (facciata), 997-999; 1002 (interno). (Kieven 1988, Cat.n. 50-51)

Commento riguardo al disegno:
Per l'anno giubilare 1575, sotto Papa Gregorio XIII, era stato restaurato da Martino Longhi il portico della Basilica, risalente al XII secolo. Longhi aveva disposto otto colonne antiche, per coppie, ad intervalli regolari, ed aveva concluso il portico con una trabeazione diritta e un tetto ad unico spiovente, così che restassero visibili, senza impedimento, i celebri mosaici di facciata del tardo XII secolo. La situazione fino al 1740 è documentata con precisione da una serie di incisioni (vedi Krautheimer, 314) e da una pianta di Carlo Fontana redatta nel 1709 (Braham-Hager, n. 613, fig. 475; Johns, 1986, 293). Fuga non era libero nella progettazione di una facciata nuova. Non solo le dimensioni erano fissate dall'opera dei suoi predecessori; ma sotto Paolo V era stata realizzata, a est del vecchio portico, la canonica, che qui si vede a destra nel disegno, e nel 1721 erano iniziati, sul lato ovest del portico, i lavori per la costruzione di un secondo edificio sul modello della canonica stessa, come già aveva progettato di fare Paolo V (Schwager, 305). Fuga non soltanto doveva proseguire tale costruzione, ma anche armonizzare la propria nuova facciata con gli edifici che la fiancheggiavano.
Il primo progetto di Fuga del 1735 si è conservato in un disegno della Collezione Lanciani (Kieven 1988, tav. 50 bis; Roma XI, 46.I.5; Matthiae, tav. XII, 2; 74). Esso mostra un edificio a un piano solo, che si apre sulla piazza con cinque campate, in analogia con i cinque portali (tre per la navata centrale, a sinistra la "Porta Santa" e a destra una porta fittizia, per motivi di simmetria); vengono accentuate mediante frontoni la campata mediana e le due terminali, mentre le due campate intermedie hanno aperture di minor luce. Come indica la didascalia di Fuga, "Primo disegno sopra del quale si può inalzare il secondo ordine senza toccare i mosaici", sin da allora si pensava di costruire una loggia delle benedizioni, che peraltro non doveva distruggere i mosaici medioevali. Il primo progetto del 1740 di Fuga, anch'esso nella Collezione Lanciani (Kieven 1988, tav. 50 ter; Roma XI, 46.I.4; Matthiae, tav. XII, 3; 74), si distingue dal nostro foglio solo perché ha un piano solo.
Ambedue i fogli vanno perciò probabilmente intesi come elaborati alternativi, presentati in parallelo. Fuga si riallacciò, in questi progetti, a quello del 1735, peraltro apportandovi una modifica interessante. Come chiaramente mostra il disegno, punto di partenza dell'articolazione del portico di Fuga è il rivestimento di facciata della canonica di Flaminio Ponzio, le cui paraste di ordine ionico definivano l'altezza e la forma del portico e consentivano così l'inserimento della facciata nel complesso. L'impiego al centro di semicolonne e di colonne piene determinava la necessaria graduazione gerarchica e plastica. Nel progetto precedente, Fuga aveva evidenziato questa graduazione anche mediante la diversità di decorazione e di altezza della campata d'ingresso. Ora invece tutte le campate si spalancano in tutta la loro ampiezza ed altezza. Se un tempo Fuga aveva ancora spezzato i frontoni delle campate laterali mediante calotte decorate a stucco, ora invece i frontoni triangolari vengono inseriti come forma architettonica saldamente delimitata, le cui chiare linee non sono interrotte dalla sobria decorazione a conchiglia. Le due campate intermedie, prive di frontone, che fiancheggiano quella centrale, sono divenute del tutto trasparenti ed operano soltanto come membrature di collegamento con quelle esterne. Nel complesso, rispetto al primo progetto, si manifesta la volontà di tendere ed unificare la struttura. L'inserimento di decorazione scultorea è parco, e subordinato alla compagine architettonica. L'alzato di tre campate della loggia delle benedizioni, che s'innalza libero tra i due blocchi edilizi delle canoniche, riprende il triplice ritmo del piano inferiore e lo eleva a livello monumentale. Le aperture, rispetto a quelle architravate del piano inferiore, qui sono tutte trattate come arcate, facendo così apparire più leggera l'architettura. Anche qui l'altezza dell'ordine si ricollega a quella degli organismi edilizi attigui. Solo la balaustrata s'innalza al di sopra della linea di gronda delle case.
Durante la realizzazione, l'isolamento della loggia delle benedizioni venne corretto. Le campate laterali, che nel disegno appaiono ancora chiaramente recesse, furono anteposte, con un movimento semi-concavo, alla loggia delle benedizioni, e la balaustrata della loggia, che la sormonta, venne proseguita anche al di sopra i tetti delle canoniche, il che rafforza ulteriormente l'armonia della costruzione.
Il progetto di Fuga segna il culmine della sua carriera. Il felice proporzionamento della facciata, il suo buon inserimento entro il complesso generale della basilica, il riuscito equilibrio tra architettura e decorazione scultorea dimostrano la sua capacità di adattamento, piena d'invenzione. Il progetto non ha nulla della severità monumentale della facciata del Laterano, realizzata nel 1732-'36 da Alessandro Galilei, da cui Fuga non si dimostra minimamente influenzato. Fondamentalmente egli riprende elementi del suo stesso progetto lateranense del 1722 (vedi F.N. 13865 [1195] e il terzo progetto di A. Pozzo, Perspectiva, II fig. 67 per la facciata lateranense del 1699; vedi Carboneri, 1983, 39-40). Ma nei confronti di esso appare chiaro anche il notevole mutamento stilistico verificatosi nell'opera di Fuga nel corso di quasi un ventennio. Non si ha alcun movimento ondulato concavo-convesso. Le forme sono state rettificate e rese più sobrie. È rimasto il senso per gli effetti di chiaro e scuro delle zone avanzate e recesse di parete e delle aperture, inscenate suggestivamente attraverso la fine gradazione dell'acquerellato, purtroppo un po' sbiadito, in toni grigio-azzuri. In questo progetto si manifesta nel grado più felice l'originalissima mentalità inventiva di Fuga, il quale con un limitato repertorio di forme, attraverso sfumature sottilmente armonizzate ma precisate con sicurezza, esprime "in tutta la sua pienezza la liricità della più alta tradizione barocca romana" (Bianchi, 1955, 67). (Kieven 1988, Cat.n. 50)

Riquadrato a penna.
Bibliografia riguardo ai progetti per la facciata di S. Maria Maggiore, 1740/41: Biasiotti 1915; Pastor, XVI, 1; Matthiae 1952, 29-30, 33-36, 75-76; Pane 1956; Krautheimer 1971; Martinelli 1975; Schwager 1983; Kieven 1988.
Bibliografia riguardo al disegno: Bianchi 1955, n. 50, fig. 13; Pane 1956, 84 ss.; Kieven 1988, Cat.n. 50.
Informazioni tratte da: Kieven 1988, Cat.n. 50.
Autor Holste